Oggi la fisionomia della famiglia italiana si è decisamente trasformata. Negli ultimi trent’anni, infatti, i matrimoni hanno subito una brusca battuta d’arresto, mentre i divorzi sono più che quadruplicati (rapporto Istat 2018 sulla popolazione residente per stato civile). Alla luce di questi dati appare chiaro il boom di richieste dei patti prematrimoniali, avvertiti come uno strumento sempre più necessario per evitare problemi quando il rapporto va in crisi.
A dispetto però del parere favorevole di tanti italiani sull’introduzione dei contratti prematrimoniali, tali accordi sono attualmente vietati dal nostro ordinamento. In altri Paesi invece i cosiddetti “prenuptial agreements” non sono affatto una novità, anzi, rappresentano oramai una realtà ben consolidata.
Le cose però potrebbero cambiare e nel giro di qualche anno. La Presidenza del Consiglio ha presentato un disegno di legge che entro il 2020 dovrebbe introdurre anche in Italia gli accordi prematrimoniali. Il Ddl, infatti, delega il Governo a «consentire la stipulazione tra i nubendi, tra i coniugi, tra le parti di una programmata o costituita unione civile, di accordi intesi a regolare tra loro, nel rispetto delle norme imperative, dei diritti fondamentali della persona umana, dell’ordine pubblico e del buon costume, i rapporti personali e quelli patrimoniali, anche in previsione dell’eventuale crisi del rapporto, nonché a stabilire i criteri per l’indirizzo della vita familiare e l’educazione dei figli».
Patti prematrimoniali a Milano, perché in Italia sono illeciti?
La giurisprudenza, ci ricorda la studentessa Gabiria Cetorelli, non ha mai riconosciuto la legittimità dei contratti prematrimoniali per via dell’indisponibilità del diritto all’assegno di mantenimento a garanzia della parte economicamente più debole e dei figli. La determinazione dell’assegno non può essere lasciato al libero arbitrio delle parti, ma devono essere sottoposti al vaglio del giudice o perlomeno a un controllo degli avvocati delle parti. Inoltre, tali accordi potrebbero portare a una mercificazione del matrimonio o di un’unione civile. Il rischio è che l’affectio maritalis sia sostituito dall’affectio pecuniae.
Patti prematrimoniali a Milano, cosa cambierà
Se il disegno di legge di delega al Governo in materia di patti prematrimoniali andrà in porto, consentirà ai futuri sposi, ai coniugi o alle parti di un’unione civile di stipulare un contratto a tutti gli effetti teso a regolare i rapporti personali e quelli patrimoniali, anche in vista di un’eventuale crisi del rapporto. Tali accordi permetteranno anche di stabilire i criteri per l’indirizzo della vita familiare e l’educazione dei figli. quest’ultimo aspetto meriterebbe però un ulteriore approfondimento, perché disciplinare l’educazione dei figli prima ancora che nascano è forse azzardato. Molti obiettano che non è possibile determinare con precisione gli strumenti educativi specifici e che farlo potrebbe innescare un conflitto tra i coniugi, dato che entrambi potrebbero ricattare l’altro se per qualche motivo venissero meno gli accordi presi.
C’è poi un altro aspetto problematico da considerare. Per il cattolico che si sposa in chiesa, sottoscrivere i contratti prematrimoniali, significherebbe contrarre un matrimonio nullo dal momento che ha escluso, addirittura scrivendo nero su bianco, il principio dell’indissolubilità del matrimonio sacramentale. Con l’introduzione di tali accordi il matrimonio non sarebbe più un patto di fiducia tra due persone che si amano, ma un compromesso basato su interessi contrapposti.